giovedì 4 dicembre 2008

La mia chiesa è differente


Mercoledì scorso, 27 Novembre, ero una delle tante persone che hanno affollato il duomo di Genova per la prima di una serie di tre serate organizzata dal vescovo Angelo Bagnasco sul tema della laicitá.

Una presentazione e brevissima sintesi degli interventi si trova qui.

I due relatori D'Agostino e Galli della Loggia hanno affrontato il tema in modo sicuramente interessante, ma decisamente accademico, e questo é stato per me fonte di delusione. Sono convinto che la laicitá (o meglio la sua mancanza: il fondamentalismo) sia un grande problema della chiesa di oggi. Mi aspettavo si affrontasse l'argomento con l'urgenza che merita, ma cosí non é stato.

La laicitá é una membrana tra due mondi, la chiesa da una parte e la societá civile dall'altro.
E' una membrana che assume colori diversi a seconda della parte da cui la si guarda, ma per parlarne forse bisogna prima chiarire cosa si intende per chiesa: la gerarchia, l'istituzione o i “due o piú di noi” riuniti in Suo nome ? Perché ho paura che siano due cose ben diverse.

Se si intende come chiesa l'istituzione penso si sia portati a considerare la laicitá come “quello che impedisce a quegli altri di minacciarci”. Laicitá significa che i laici (cioé gli altri) devono evitare di invadere il campo religioso (cioé il nostro), mentre noi siamo liberi (autorizzati dalla nostra fede) a fare qualsiasi cosa per promuovere il nostro pensiero nel mondo fuori, compreso (anzi sopprattutto con) l'uso di risorse economiche e le manovre di lobbying per promuovere leggi allineate al nostro credo.

Se intendiamo chiesa come comunitá di persone che pregano, forse il problema non si pone neppure. Queste persone non si sognerebbero mai di imporre le loro idee per legge, saprebbero che la fede parla alle coscienze, parteciperebbero come singoli, assieme a non credenti di buona volontá alla vita politica, non come gruppo di potere religioso.

Dall'esterno della membrana la laicitá viene invece considerata “quello che puó limitare le ingerenze di quelli dentro”. E ne hanno ben motivo di voler porre limiti alla chiesa quelli che la vedono come una lobby economico/politica che vuole imporre precetti incomprensibili che riguardano la sessualitá e la fine della vita. Quelli che notano i privilegi economici (l'8 per mille, l'ICI). Quelli che notano la pedofilia e le manovre mafiose per occultarla. Quelli che notano l'oscurantismo, il freno alla ricerca, il pericolo alla salute pubblica dato dal boicottare la profilassi a fronte di una epidemia come l'AIDS.

Una chiesa che viene vista in questo modo dall'esterno che messaggio dá, che speranza ha di portare chi ancora non lo conosce a cogliere la bellezza del messaggio evangelico ?
Una chiesa che pretende che i suoi dettami diventino leggi dello stato che speranza ha di parlare al cuore degli uomini ?

Parteciperó anche ai prossimi incontri perché, come ho detto, gli interventi sono comunque stati interessanti, ma temo che la chiesa stia perdendo una buona occasione per affrontare un problema davvero serio.

sabato 29 novembre 2008

250 km in 11 ore



Parto da Genova alle 14:30 alla volta di Ivrea. Normalmente ci metto un paio d'ore viaggiando tranquillo. Prima di partire consulto il sito www.autostrade.it, non ci sono avvertimenti che riguardano la A26, guardo le webcam lungo il percorso: nevica, ma si vedono le macchine transitare, per cui parto.

Arrivati a Voltri vedo che bloccano i TIR, ma le macchine le lasciano entrare, bene, vado.

Il tratto che immaginavo più difficoltoso, quello del Turchino, non presenta difficoltà: si va piano, ma si va.

Poco prima di Alessandria la coda. Tutti fermi. Ascolto ISORADIO per sentire cosa è successo, ma di questa autostrada proprio non parlano. Divento però espertissimo dei problemi del raccordo anulare di Roma.
Continuo ad ascoltare ISORADIO e finalmente verso le 19:30 (sono ormai fermo da più di quattro ore) una signorina ci informa giuliva che sono stati rimossi i blocchi per i mezzi pesanti sulla A26. Bene, penso, ci faranno compagnia in coda, ma del fatto (e del perchè) siamo fermi nessuna parola.

Siamo a 500 metri da un autogrill, molta gente si incammina a piedi e torna con vettovaglie e notizie. Fermo una signora che "I don't speak italian", che culo !.
Sfoggio un po' di Albionese e mi dice che le hanno detto che dovremo passare la notte in macchina perché ci sono due TIR di traverso.

Vedo un movimento strano nello specchietto, esco dalla macchina e c'è un marocchino che sta pisciando sul guardrail (mi rendo conto che con la tunica è difficile). Imbarazzato rientro in macchina senza dire niente, cosa si dice a uno che piscia dietro la tua macchina ?

Verso le otto e un quarto passa uno spazzaneve che libera la corsia di emergenza. Esco dall' auto e vado a vedere, molti altri escono. Lo spazzaneve ha buttato la neve verso l'interno, per cui ha creato un cumulo tra noi e la corsia d'emergenza. Il marocchino (ormai c'è un'intimità) mi propone di provare a fare un varco tutti insieme, togliendo un po' di neve ciascuno, in modo da poter imboccare la corsia d'emergenza. Provo a spiegargli che quella corsia servirà ai mezzi di soccorso, ma non devo averlo convinto perché vedo che propone la cosa ad altri. Purtroppo molti altri hanno avuto la stessa idea, vedo parecchi varchi aprirsi e molte auto buttarsi sulla corsia libera: ovviamente in pochi minuti sono tutti fermi di nuovo, e per la corsia di emergenza serve ora uno spala macchine.

Finalmente ad ISORADIO si rendono conto che ci sono problemi sulla A26 (e anche sulla A21). Sento un responsabile di autostrade dire che è tutto il giorno che lottano con la neve, che ci sono 300 mezzi fuori (uno l'ho visto, devo riconoscere), ma le persone devono fare i turni (quindi c'è qualche mezzo fuori da solo ... ) e che loro comunque avevano avvertito di non uscire se non in caso di assoluta necessità. Probabilmente avevano avvertito attraverso ISORADIO (che puoi sentire solo quando sull'autostrada già ci sei !). Se io volessi veramente dare un'avvertimento del genere, per prima cosa lo scriverei sul sito di autostrade, e poi affiggerei dei cartelli ai caselli, magari prima, permettendo alla gente di tornare indietro (ma forse era troppo semplice).
Vengo a sapere che per chi viene da Genova e va verso nord è obbligatorio uscire sulla A21, contemporaneamente dicono che sulla A21 ci sono 19 Km di coda ad Asti. Bene, penso.

Si riparte verso le otto e mezzo, grande. Si viaggia in prima. Arrivo al bivio con la A21 ma nessuno obbliga a uscire. Non mi preoccupo: in fondo ISORADIO ha dimostrato di venire a sapere le cose con quattro ore di ritardo, immagino abbiano tolto il blocco. Vado avanti.

Mezz'ora dopo (in prima, a 5 km all'ora significa un paio di chilometri) siamo di nuovo fermi.



Ormai è buio da un pezzo. Un signore anziano si mette a cagare praticamente davanti a tutti, si scusa dicendo che non ne può più. Un'ora dopo arriva la protezione civile con coperte e te caldo (tiepido in effetti e non zuccherato). A me le coperte non le danno, sono per bimbi e anziani, sto morendo di freddo (non oso tenere acceso troppo a lungo il motore, non sapendo per quanto ne avremo).

ISORADIO dice che sulla A21 a Villanova d'Asti bisogna uscire dall'autostrada.

Verso le undici e mezza si riparte, sempre in prima, sempre ai cinque all'ora. Dopo mezz'ora troviamo due poliziotti che bloccano il traffico, ad ognuno fanno scegliere se proseguire ("ma più avanti c'è ancora coda") o fare inversione a U (hanno aperto un varco tra le due direzioni di marcia) e tornare indietro. Non sanno consigliarmi come arrivare a Ivrea, dicono di uscire ad Alessandria e poi arrangiarmi.

Torno indietro, prendo la A21 e passo da Torino. Su ISORADIO il signore di prima (quelllo dei 300 mezzi) dice che sulla A26 ne avranno ancora per un paio d'ore: mi dico che ho fatto bene.

Ovviamente ad Asti non c'è coda e anche a Villanova è tutto tranquillo.

Al casello scelgo istintivamente quello per le carte, la macchinetta ci pensa un po' e poi mi dice di non uscire dalla macchina e che il tempo di percorrenza è eccessivo ! Le programmano anche per prenderti in giro ? Per un attimo immagino che in questi casi non facciano pagare il biglietto: illuso, la macchina macina un altro po' e spara il totale ...

All'una e venti arrivo a Ivrea.

Immagino che non potrò mai sapere il nome del responsabile di questa disorganizzazione, ma quello che parlava alla radio mi sembra un buon candidato.

A parte organizzarsi un po' meglio almeno per informare, quando succedono queste cose dovrebbero:
1. chiudere il tratto di autostrada intasato,
2. far arrivare due macchina della polizia in coda,
3. i poliziotti di una delle due fanno inversione e si incamminano lentamente per dove sono venuti,
4. quelli dell'altra scendono e cominciano a far fare a tutti inversione di marcia e seguire la prima macchina verso l'uscita più vicina
5. in poco tempo l'autostrada è libera, possono passare i mezzi di soccorso, rimuovere l'ostacolo e si riapre

... sembra lunga ma sono pronto a scommettere che ci vogliono meno di 11 ore.

mercoledì 16 aprile 2008

Mamma ho riperso le elezioni

Non che sia una novitá: le ho praticamente sempre perse (nonostante partecipi a questo gioco da 34 anni).

É che uno ci spera sempre. Prima delle elezioni ti sembra cosí evidente che i buoni sono buoni e i cattivi cosí cattivi, ma cosí cattivi ...
E invece devi poi renderti conto che la maggior parte degli italiani tende a non vedere le cose come le vedi tu.
Le persone che ho intorno (che in genere la pensano come me) a questo punto parlano di italiani decerebrati. É una tentazione, ma credo sia meglio non cedervi. E poi non é vero: credo ci siano persone intelligenti che semplicemente hanno accumulato, nel corso della loro vita, filtri culturali diversi, automatismi diversi dai nostri, e sono questi filtri e automatismi a decidere (anche nel nostro caso).
Insomma la razionalitá non c'entra niente. Tanto piú se la questione assume connotati da tifo calcistico.

E qui vengo al punto: il primo problema sono proprio quel perso e quel vinto. Credo andrebbero eliminati.
É anche un problema linguistico: le parole che usiamo (anche per abitudine, senza farci caso) influenzano i nostri pensieri. Non ci dovrebbe essere nessuno che vince o perde in un'elezione: stiamo applicando la nostra intelligenza collettiva alla risoluzione di un problema: scegliere i migliori amministratori del paese per i prossimi cinque anni.

Detto questo resto preoccupato per la tendenza (dimostrata nelle occasioni precedenti) di chi ha vinto a non tenere nella giusta considerazione l'importanza di ridurre il debito pubblico, e per tante altre cose che se ci penso mi intristiscono (eh sí: predico bene e razzolo male).

Ma voglio chiudere con una nota positiva: queste votazioni hanno prodotto una riduzione del numero di partiti, e questo mi sembra positivo. Io condivido molte delle istanze dell'estrema sinistra, dei verdi e dei socialisti, ma credo che le idee debbano arrivare in parlamento solo quando sono condivise da una maggioranza forte e abbiano quindi una concreta possibilitá di tramutarsi in leggi. Prima di allora sono altri gli spazi in cui bisogna lavorare: non ultimo internet.

venerdì 11 aprile 2008

La lezione di vita del Roundabout


Le hanno messe da tutte le parti, ma gli italiani non le sanno usare, le rotonde.
Ai miei tempi a scuola guida non se ne parlava, non c'erano o erano veramente poco frequenti.

Le rotonde hanno delle regole:

  • Chi entra deve dare la precedenza a chi c'é giá

  • In quelle a piú corsie chi occupa una corsia interna ha la precedenza su chi arriva da una corsia esterna

  • In quelle a piú corsie chi si sposta da una corsia interna a una esterna ha la precedenza

  • Bisogna segnalare con le frecce l'intenzione di cambiare corsia o uscire



... ma qui da noi pochi sembrano conoscerle.

Il risultato, sará anche che spesso le hanno fatte in posti troppo angusti, é che spesso l'automobilista le affronta senza neanche accennare una curva, le trapassa come non ci fossero, e se intanto qualcuno le imbocca in una direzione ortogonale sembra di assistere, guardando dall'esterno a quegli spezzoni delle comiche, proiettati a velocitá accelerata in cui si vedono flussi esagerati di macchine che affrontano un incrocio in tutti i sensi, magicamente senza scontrarsi.

Eh sí! Questo é il punto: non si scontrano. Non so quanti incidenti su rotonde avete visto voi negli ultimi mesi. Io nessuno.
Eppure, quando c'é traffico, sono una vera corrida.

Questo mi fa pensare che riescano per qualche motivo a tirare fuori il meglio di noi: l'atteggiamento con cui le affrontiamo é il giusto equilibrio tra difesa dei nostri diritti e rispetto di quelli dell'altro.
Ci guardiamo, io e l'altro che contende con me quei pochi metri di strada, e prendiamo una decisione. Nell'interesse di entrambi (e di quelli che stanno dietra a me e a te) chi é meglio che passi ? Decidiamo che passi tu. Ok, io rallento e tu vai.
In qualche modo ci siamo istantaneamente comunicati il risultato di questa decisione? O abbiamo magicamente preso la stessa?

Che bello sarebbe poter risolvere cosí tutte le negoziazioni, le contese della vita.
Ma ci pensate se uno affrontasse le rotonde con pensieri tipo:
"siccome ieri tu non mi hai dato la precedenza (o non l'hai data al mio amico) oggi non ti faccio passare"
"siccome mi sento diminuito se lascio passare te ... " (ok, questo succede !)

giovedì 10 aprile 2008

Ufficio del sangue

Che brutto nome "Human Resources".
Risorse Umane.

Ai manager delle aziende viene affidata una certa quantitá di risorse di vario tipo e gli si chiede in un dato arco di tempo di produrre dei risultati. Fin qui tutto bene. Ma parte di quelle risorse sono persone, e questo mi dá da pensare.
Sto riflettendo in questi giorni sul lavoro all'interno delle aziende, sull'organizzazione delle stesse, sul lavoro dipendente.
A volte penso che anche nel caso migliore sia una forma di schiavismo.
O forse no, forse c'é un modo umano di concepire il lavoro, anche quello dipendente.

If you want to build a ship, don’t herd people together to collect wood and don’t assign them tasks and work, but rather teach them to long for the endless immensity of the sea.
- Antoine de Saint-Exupery
(Se vuoi costruire una nave, non radunare gente per raccogliere legname e non assegnargli compiti e lavoro, piuttosto insegnagli a desiderare l'immensitá senza fine del mare )

Sembra ci siano sostanzialmente due modi di pensare ad un'azienda: come una macchina o come un organismo vivente. Le ditte che sopravvivono piú a lungo pare siano quelle che pensano a sé stesse prevalentemente nel secondo modo.

E in una ditta le cui persone, soprattutto i managers, si sentano parte di un organismo vivente come si chiamerebbe l'ufficio del personale ?
Credo ufficio del sangue e avrebbe il compito di nutrire/selezionare le cellule utili ed eliminare (ma sí, ci va anche questo) quelle non funzionali.

É interessante notare che generalmente in un organismo sono due funzioni separate quella che comanda (il sistema nervoso) e quella che nutre/difende (il sistema circolatorio appunto).
Nelle aziende invece, almeno quelle di cui ho avuto esperienza finora, chi comanda é quasi sempre coinvolto anche nel meccanismo motivazionale (premi/punizioni).
In genere questo porta a premiare la fedeltá piuttosto che l'efficienza. Alla lunga innesca rapporti clientelari (cordate), contrari all'interesse stesso dell'azienda, oltre che alla dignitá del lavoro.

domenica 30 marzo 2008

Canale 54


Ieri ho visto "Essi Vivono" di John Carpenter.
Un film del 1988, che parla di alieni che conquistano la terra, ma la gente non se ne accorge.
L'uomo della strada é addormentato da messaggi pubblicitari (soprattutto televisivi) e non si accorge della presenza degli alieni intorno a lui.
Gli alieni infatti possono essere visti solo con degli occhiali speciali che un gruppo di attivisti clandestini possiede.
Questo almeno fino a che il protagonista non riesce a distruggere il trasmettitore di "Canale 54", la maggior rete televisiva nazionale. Cessate le trasmissioni tutti possono finalmente accorgersi che una buona metá delle persone che li circondano (tipicamente le persone in posizione di ricchezza e potere e i poliziotti) hanno facce da teschio.

Il film é una denuncia neanche troppo velata (il tema fanta-horror é chiaramente un pretesto ed é appena accennato) dei mali della nostra societá, dello sfruttamento dei poveri e dell'uso saporifero dei mezzi di comunicazione per il mantenimento del potere.

É interessante notare che, mentre da noi oggi il problema delle televisioni si pone in termini di regolamentazione della proprietá (conflitto di interessi, quante televisioni possono appartenere allo stesso soggetto etc), Carpenter sembra dirci "la televisione é un male e basta". Non importa di chi é, va distrutta e non ne parliamo piú.

C'é qualcosa di inerentemente antidemocratico nella televisione. Ha in sé i geni sopravvissuti della monarchia e dell'assolutismo.
Nel passaggio da monarchia a democrazia (pur nelle forme limitate delle democrazie di oggi) siamo passati da una mente che decide a molte menti che decidono.
Non é un fatto di giustizia. Non l'abbiamo fatto (anche se qualcuno puó pensarlo) perché cosí é piú giusto, ma perché la massa puó prendere (in determinate condizioni) decisioni migliori del singolo.

Ora, lo stesso confronto uno contro molti si pone in molteplici ambiti, in particolare il pensiero, la cultura e l'informazione (intesa sia come raccolta/esposizione dei fatti che come organizzazione/aggregazione ed espressione di un giudizio/opinione sugli stessi). Anche in questi ambiti molti é meglio di uno.
Molti vedono piú fatti di pochi (lapalissiano). Un po' piú sorprendente é il fatto che oggi possono anche esporli, attraverso i blog o altre forme di social networking. Ad esempio in caso di calamitá naturali Twitter sembra uno strumento molto potente per avere in anteprima il polso della situazione. O vogliamo le ultime notizie sul tibet ?
E quanto alle opinioni ovviamente nei blog ce n'é quante ne vogliamo.
La vera sfida negli anni futuri sará la messa a punto di meccanismi che da una parte facciano emergere i prodotti migliori e dall'altra impediscano a pochi di assumere posizioni di predominio basate su "rendite di posizione" come quelle permesse dalla situazione attuale dal mondo dell'informazione.

giovedì 27 marzo 2008

Fuoriclasse e grandi campioni


In tempo di elezioni, e ancora di piú con una bruttissima campagna elettorale come quella che stiamo sperimentando, sembra che il gruppo di politici che governerá il paese possa fare la differenza tra un'Italia paradisiaca e una infernale.

Io credo che non sia cosí.
Ovviamente politici incapaci, corrotti o miopi possono arrecare gravi danni, ma non credo che se anche avessimo la fortuna di eleggere governanti straordinari potrebbero fare una differenza decisiva.

Tutti i grossi nodi che la politica é chiamata a sciogliere potranno essere affrontati in modo efficace solo con un atteggiamento diverso da parte di masse di persone.
Penso al problema della riduzione della spesa pubblica (e dell'efficienza della amministrazione pubblica) che puó essere risolto solo dal farsi carico da parte della massa dei lavoratori del pubblico impiego di una maggiore efficienza e riduzione di sprechi (e spesso rinuncia a privilegi).
Penso a questioni come le infrastrutture che si risolveranno solo eliminando da una parte interessi privati e megalomanie e dall'altra atteggiamenti NIMBY.
Penso alla riduzione dell'inquinamento, allo smaltimento dei rifiuti, alla riduzione delle spese sanitarie, problemi che ovviamente si avvierebbero ad una soluzione solo con un mutato atteggiamento di masse importanti di persone che diventassero piú attente agli sprechi energetici, al tipo di consumi, alla raccolta differenziata e alla propria salute.
E ragionamenti analoghi potremmo fare per i problemi legati alla scuola, al lavoro, alle pensioni, all'informazione etc ..

Ma allora cos'é che serve ?

Serve che tutti, un po' alla volta impariamo a fare gioco di squadra.
Serve che ognuno di noi, ognuno nel suo piccolo, impari a vedere come importante il fatto che la squadra vinca. Piú importante della propria performance personale.

Non vuole essere una soluzione intimistica, non sto dicendo: "ognuno guardi solo sé stesso e l'insieme andrá bene".
Gioco di squadra vuol dire anzitutto essere bravi, un giocatore scarso che fa gioco di squadra non aiuta piú di tanto. Bisogna essere anzitutto dei fuoriclasse e poi comportarsi da grandi campioni vivendo in un orizzonte piú ampio di quello personale.
Gioco di squadra vuole anche dire spingere gli altri a farlo, con l'esempio, certo, ma anche in modi piú diretti.

In definitiva penso che il massimo che possa e debba fare un buon governante sia di assecondare questo tipo di processo.

Voglio citare qui un bel libro di Peter Senge "The Fifth discipline"
É un libro sulle "learning organizations", le organizzazioni che imparano. É un libro rivolto ai managers delle aziende, ma penso che la societá nel suo insieme possa e debba essere un'organizzazione che impara, migliora, evolve.

Senge presenta cinque discipline che permettono ad un'organizzazione di imparare, le trovate riassunte qui.

Voglio citare solo la prima: Personal Mastery, la Padronanza Personale. Senge dice, in definitiva: il mattone fondamentale perché l'organizzazione migliori é anzitutto che i singoli elementi migliorino.
Prima bisogna avere dei fuoriclasse appunto, poi si puó fare una squadra.

lunedì 24 marzo 2008

L'ultima parola é l'amore


Visto che a Pasqua abbiamo parlato di Savoia e mangiate, a Pasquetta possiamo parlare un po' di resurrezione.

Ieri Enzo Bianchi ha scritto sulla Stampa un articolo che si interroga sul significato della Pasqua per i non credenti. E lo trova, questo significato, nel finale del Cantico Dei Cantici: "Forte come a morte é l'amore". In pratica Gesú avrebbe amato cosí tanto da vincere la morte stessa, e questo sarebbe una visione della questione che presenta un'attrattiva per il non credente, perché in fondo, all'amore ci teniamo tutti.

Bello, davvero non male.
Ma forse un po' distante dala mia vita, dalla mia esperienza quotidiana, e penso dalla maggior parte dei non credenti.

Mi viene in mente il discorso che fa Odifreddi: se Dio avesse voluto davvero parlarci l'avrebbe fatto in modo cosí sibillino ?

E in effetti, un Gesú che risorge, perché mai dovrebbe scegliere di mostrare le prove di questa sua resurrezione solo ad alcuni, lasciando tutti gli altri nella triste condizione di dover decidere se credere non a Gesú ma a quelli che pretendono di raccontargli di lui ?

Ma io voglio credere, la vita umana diventa immediatamente piú bella e ricca se crediamo che tutto questo ha un senso, che esiste un disegno.
E inoltre la figura umana di Gesú é meravigliosa, e, checchenedica quel panzone di Paolo di Tarso, se anche Cristo non fosse risorto avrebbe perfettamente senso essere Cristiani. Avrebbe il senso di ispirare la propria esistenza a quella di un uomo che l'ha vissuta in modo mirabile e che ci ha davvero dimostrato che l'amore é piú forte della morte, ma non necessariamente nel senso della resurrezione, quanto nel senso di non avere paura della morte stessa, nel senso di ritenere che possano esistere valori piú grandi persino dell'attaccamento alla nostra stessa vita.

E finiamo con una nota di colore, per cercare l'immagine sopra, prima di provare con resurrezione ho ingenuamente iniziato cercando pasqua tra le immagini di Google. Provate anche voi e avrete un idea di cos'é oggi la pasqua per la maggior parte delle persone.

domenica 23 marzo 2008

Pasqua


La mia mimosa, pur con ritardo (ma tutto nel mio piccolo giardino é sempre in ritardo) si ė decisa a buttar fuori qualche fiore. Non sono male.

Ieri siamo andati a vedere la reggia di Venaria. Un po' deludente. Sarà forse perché i Savoia non mi sono mai stati troppo simpatici (meno che mai dopo lo spettacolo indecoroso offerto dagli attuali discendenti). Comunque i giardini erano desolanti (sará anche per la stagione) e la reggia era grande e vuota.
Qualche quadro esposto mi é piaciuto. Mi piacciono certi quadri quando fungono da fotografie dell'epoca. Trovo interessante esaminare come erano vestite le persone, a quali attivitá erano dedite, e anche quali espressioni ed emozioni il pittore abbia deciso di cogliere. C'erano dei quadri che rappresentavano scene di mercato e una bella esposizione della sindone con la gente che guardava appollaiata sui tetti.

Ma é stata una bella giornata, non tanto per la reggia quanto per i nuovi amici che abbiamo conosciuto e con cui tra torte gelato artigianali, pastiera napoletana, colomba e grecale ho accumulato una quantitá di calorie smaltibili in un migliaio di vasche.

mercoledì 19 marzo 2008

30 vasche

Si avvicina a grandi passi il mio compleanno ed é tempo di bilanci.

Ieri ho fatto per la prima volta 30 vasche nella mezzoretta che passo in piscina quasi tutte le mattine e sono molto soddisfatto.

Ma partiamo da capo.
L'8 Aprile del 2006, giorno del mio cinquantesimo compleanno:
- fumavo piú di due pacchetti di sigarette al giorno
- pesavo sette o otto chili piú di ora
- mangiavo malissimo
- non praticavo regolarmente nessuna forma di esercizio fisico, non sapevo nuotare
- ero afflitto da mal di schiena ricorrenti.
In questi due anni:
- ho smesso di fumare
- ho iniziato a mangiare meglio e con piu attenzione anche alla bilancia
- ho preso l'abitudine di fare al mattino qualche esercizio di Pilates, Yoga e qualche minuto di meditazione
- il mal di schiena é un bel po' che non si fa vedere
- per qualche tempo ho lasciato l'auto a casa e ho fatto a piedi i tre chilometri per andare al lavoro
- mi sono iscritto in palestra/piscina
- ho fatto qualche lezione con un personal trainer e ho imparato a nuotare
- ho preso l'abitudine di andare in piscina quasi tutte le mattine, ho iniziato con quattordici vasche e ne ho aggiunte due ogni settimana ...

... e ieri é iniziata la settimana delle 30 vasche.

Sí, sono davvero soddisfatto.

sabato 15 marzo 2008

Ieri é morto Silvano

Un omone grande e grosso, pieno di energia e voglia di vivere. Se n'é andato in fretta, arrabbiato, mi dicono, perché avrebbe voluto restare ancora.
Ma non possiamo scegliere.
Mi chiamava "Enso", ai veneti non piacciono le "z".
Ricordo le discussioni di politica, non ho mai capito se votasse per Berlusconi o per la lega. Mi spiaceva criticasse la sinistra, ma tante volte erano critiche centrate.

E una volta di piú mi chiedo cosa ci facciamo qui. A volte mi rispondo che qualcuno ci ha messo in un gioco il cui scopo é proprio quello di capirne le regole.
Atre volte penso a questo complesso organismo che é la specie umana, che distilla continuamente i propri geni per diventare sempre migliore. Ma "migliore" presuppone una direzione: e qual é ?

E cosa succede dopo la morte ?
Tra le suggestioni delle religioni quella che mi ispira di piú é quella buddista: magari ripercorriamo qualche vita diversa, accumulando saggezza ad ogni giro finché ci dissolviamo nel tutto di cui siamo sempre stati parte, come le onde sono in definitiva solo un modo diverso di chiamare il mare.


Comunque stiano le cose passatela bene caro Silvano.
Un abbraccio
Enso